lunedì 5 febbraio 2018

Le assaggiatrici

Raramente leggo novità editoriali, libri appena pubblicati o best-seller del momento; prima di acquistare un titolo attendo sempre l'edizione economica. In questo caso si è trattato di un regalo, ispirato dalla recensione entusiasta che Matteo Bussola aveva scritto a riguardo sulla propria pagina Facebook (la potete leggere anche voi qui). La quarta di copertina è riuscita ad incuriosirmi e quindi l'ho letto immediatamente.




Titolo: Le assaggiatrici
Autrice: Rossella Postorino
Anno della prima edizione: 2018
Casa editrice: Feltrinelli
Pagine: 285




Rosa Sauer è una giovane donna nella Germania nazista. Segretaria a Berlino prima che scoppiasse la guerra (che le ha portato via entrambi i genitori, ed il fratello arruolato che non dà più notizie), ha sposato Gregor, il suo datore di lavoro, che tuttavia dopo poco tempo ha sentito il richiamo della patria ed è partito soldato. Rimasta sola, si è trasferita a Gross-Partsch, in campagna, presso i suoceri: due anziani che vivono in attesa del ritorno del figlio, in compagnia del gatto Zart, e presso i quali si sente a casa. 
Improvvisamente il Partito chiede anche a Rosa di fare la sua parte: viene infatti assunta, per duecento marchi al mese, come assaggiatrice del Führer. Il compito che condivide con le compagne al tavolo della mensa è quindi quello di mangiare, semplicemente, di consumare le pietanze destinate poi ad Hitler per verificare che nessuno abbia cercato di avvelenarlo; ad ogni boccone le ragazze rischiano la vita, il cibo che le nutre potrebbe ucciderle.

Non è la paura l'elemento predominante di questo romanzo, come si potrebbe pensare: il filo conduttore tra i capitoli è quello delle emozioni e delle relazioni umane. Attorno al tavolo della mensa nascono amicizie nonostante il clima di sospetto e di egoismo, e la vita continua anche in tempo di guerra, anche quando i mariti cadono in guerra o sono dati per dispersi a migliaia di chilometri di distanza. La giovane vita di Rosa si intreccia in particolare nelle notti a Gross-Partsch con quella di Ziegler, tenente delle SS addetto alla sorveglianza delle assaggiatrici, e nelle giornate nella mensa alla Wolfsschanze (la "tana del lupo", quartier generale del Führer) con i molti, troppi segreti di Elfriede, sua collega di assaggi. 
Sono i rapporti tra i personaggi, i loro timori ed il loro coraggio, i sentimenti che li rendono fragili, a tenere viva l'attenzione del lettore. Sono le sfumature che rendono Rosa vittima di un sistema ma al tempo stesso sua complice, incapace di prendere posizione come lo era stato suo padre e per questo colma di vergogna nel ricordarlo; sono le sfumature a rendere Ziegler un sorvegliante autoritario ed inflessibile, capace di condannare un'assaggiatrice che ha tradito il Partito, ma al tempo stesso un uomo che fa fuggire la sua amante su un vagone merci di un treno diretto altrove per salvarle la vita.

Adolf Hitler e Margot Wolk
Il Nazionalsocialismo è stato un sistema totalitario nel quale i personaggi di questo libro sono completamente inglobati; le assaggiatrici sono cavie, di fatto, che rischiano tre volte al giorno di morire per garantire la sopravvivenza ad un uomo ritenuto all'epoca superiore a tutti gli altri cittadini tedeschi. Le assaggiatrici sono realmente esistite (il personaggio di Rosa si ispira infatti ad una di loro, Margot Wolk, che purtroppo non ha potuto incontrare perché già deceduta), ma non è il loro ruolo nella tana del lupo che ci colpisce, non è il loro compito. Ciò che rimane impresso è la dimensione intima delle loro esistenze, il punto di vista dal quale le osserviamo attraverso la narrazione in prima persona di Rosa, sentendoci accanto a loro; li osserviamo sopravvivere, scendendo a compromessi con se stessi e con la dittatura che li circonda.
L'autrice in più conclude il libro in maniera del tutto inaspettata, regalandoci una nuova prospettiva su Rosa e plasmando il corso degli eventi in modo da sorprendere e lasciare un'impressione di compiutezza, di risoluzione, senza per questo annoiare con un finale eccessivamente idilliaco che avrebbe stonato con l'intera storia.
Resta un sapore dolceamaro quando questo romanzo si chiude, restano addosso i ricordi di Rosa che ripensa a sua madre, alla Germania che dà fuoco ai libri, restano i personaggi minori così ben caratterizzati: quel medico nascosto nei boschi che ha cresciuto una figlia così onesta da sacrificare se stessa pur di aiutare un'altra donna, e poi i suoceri di Rosa, la loro quotidianità, la foto di Gregor che continuano ad aspettare, il loro gatto.
Restano immagini vivide di questa lettura, quasi lo si fosse guardato su uno schermo, tanto è capace l'autrice di evocare in noi ciò che descrive; e questa è una delle migliori impressioni che un libro terminato possa lasciarci per non farsi dimenticare in fretta. 

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